ABUSI, ABUSIVI E DELIRI NORMATIVI

Dopo la clamorosa sfiducia al Sindaco antiabusivismo di Licata alcune brevi note per orientarsi nell'intricato universo degli abusi edilizi.



Leggendo le cronache ed i relativi commenti sulla sfiducia al Sindaco di Licata, mi sono reso conto che molti tra gli attori in campo, politici, ambientalisti, giornalisti e gente comune non avessero ben chiaro cosa stesse effettivamente succedendo a Licata e cosa realmente sia il fenomeno dell'abuso edilizio sulla costa siciliana.
Intanto sfatiamo un mito, la stragrande maggioranza degli abusi edilizi oggetto delle ordinanze di demolizione di questi giorni non riguardano il cosi detto abusivismo di necessità.
Premetto che le ordinanze di demolizione riguardano per la maggior parte immobili a meno di 150 metri dal mare, costruiti nell'arco di tempo che va da metà degli anni 70 al 1985 ed oggetto della più clamorosa, ingarbugliata ed ingiusta sanatoria edilizia che la storia della nostra Repubblica ricordi.
In ogni caso, anche se effettivamente ci fosse una quota significativa di abusivismo di necessità, ritengo che uno Stato degno di questo nome non possa subordinare la demolizione di un abuso insanabile allo stato di indigenza dell'abusato.
Lo Stato ha infatti il doppio obbligo di ripristinare la legalità demolendo l'abuso e se incorressero i casi di indigenza di procurare una residenza  decorosa e legale alle persone che vi abitavano.
In caso contrario si configurerebbe una doppia ingiustizia, da un lato il venir meno dell'obbligo dello Stato di far rispettare le proprie leggi e di tutelare il paesaggio, dall'altro l'abdicazione dal dovere di garantire una vita dignitosa ai propri cittadini fornendo se ne si ravviene la necessità un'abitazione decorosa agli indigenti.. 

Tornando alla storia degli abusi, occorre distinguere nettamente gli abusi effettuati dopo il 1985 da quelli effettuati prima.
Sui primi non c'è storia vanno abbattuti senza se e senza ma, sugli altri il giudizio può essere lo stesso ma corre l'obbligo di informarsi prima di prendere una decisione.
Coinvolti dalla sanatoria del 1985 ci sono decine di migliaia di case entro i 150 metri dalla costa.
Sembra incredibile a dirsi ma al momento della sanatoria queste case erano sanabili.
Quindi i proprietari degli immobili  hanno presentato domanda di concessione in sanatoria, pagato le oblazioni e le ammende e, sulla scorta di una domanda di concessione che secondo legge sarebbe stata accolta, completato le abitazioni.
Questa situazione è andata avanti per parecchi anni e nello specifico fino al 31 Maggio del 1995 quando una 'interpretazione autentica' della legge relativa alla sanatoria del 1985 ed un parere del C.G.A. stabilì che in presenza di vincolo di inedificabilità assoluto, nello specifico i 150 metri dal mare, quelle abitazioni non fossero sanabili.
Per chi avesse il coraggio di avventurarsi nei meandri della legislazione Siciliana consiglio la lettura del Parere del Consiglio di Giustizia Amministrativa n°161/1995 che riassume brevemente la storia (è veramente ostico ma vale la pena leggerlo).
Nella finestra temporale che va dalla sanatoria del 1985 all'interpretazione autentica del 1995, quindi ben 10 anni, i cittadini veloci hanno avuto la casa sanata, per inciso provvedimenti diventati illegittimi e por lo più mai revocati, tutti gli altri no, sottolineo che in questo frangente lo Stato ha incamerato gli oneri di urbanizzazione, le oblazioni e le multe di tutti i richiedenti sanatoria.
Dopo questo guazzabuglio, la Regione anziché affrontare il problema immediatamente ha latitato fino ai giorni nostri, consolidando per più di 30 anni una situazione folle che lei stessa aveva contribuito a creare.
Adesso ci sono pochi cittadini, alcune centinaia in tutta la Sicilia, che si sono trovati la pratica completata e rigettata con l'l'ordinanza di demolizione.
Gli altri, le decine di migliaia, o hanno beneficiato di una concessione in sanatoria rilasciata in quella famigerata finestra temporale in cui l'abuso sembrava sanabile (concessione in sanatoria divenuta illegittima ma il più delle volte mai revocata) o non hanno mai presentato le integrazioni alle pratiche edilizie evitando così il rigetto della pratica ed il conseguente provvedimento di demolizione.
A ingarbugliare ancora di più la questione una serie di sentenze del Consiglio di Stato che hanno permesso in alcuni casi, dipendenti più dalla discrezionalità degli uffici che da dati oggettivi, di sanare gli abusi anche entro i 150 metri dal mare.
Quindi ci ritroviamo in un delirio normativo che in maniera pressoché casuale per abitazioni identiche (per tipologia, luogo, anno di costruzione etc) permette ad alcuni di avere la casa sanata, altri di vivere in un limbo che dura da 30 anni  altri ancora, una sparuta minoranza, di avere un ordinanza di demolizione.
Pensatela come volete ma questa situazione non è degna di uno Stato di diritto.

In tutto questo i Sindaci eroici, come quello di Licata, si trovano schiacciati tra l'incudine ed il martello.
Ereditano infatti una situazione che non è stata creata da loro, non hanno le risorse per le demolizioni e sono considerati, a torto, i responsabili dei provvedimenti di demolizione quando in realtà devono semplicemente eseguire degli ordini della Magistratura.

Come se ne esce? difficile trovare una soluzione semplice ma i passi propedeutici sono i seguenti, da effettuare con la massima urgenza:

1) Eseguire una ricognizione di tutte le pratiche di sanatoria e delle concessioni rilasciate (per scovare quelle illegittime derivate da furberie o rilasciate in quella lunga finestra temporale tra il 1985 e il 1995), per avere, finalmente per la prima volta da 30 anni, la reale dimensione del fenomeno ( sono stati fatti dei timidi tentativi di indagini conoscitive, mai portati a termine e che riguardano solamente le pratiche non ancora concluse). Il tutto andrebbe inserito in un sistema territoriale informatizzato reso pubblico;

2) Sollevare i Sindaci dal dovere di eseguire le ordinanze di demolizione. Per ovvie ragioni il fenomeno deve essere governato a livello regionale.

A valle di questa ricognizione il parlamento Regionale dovrebbe una volta e per tutte, senza eccezioni date dal caso (periodo in cui è stata rilasciata la concessione in Sanatoria), dalla discrezionalità degli uffici ( le arbitrarie eccezioni di cui parlavo dovute a sentenze del Consiglio di Stato) o da falsi pietismi ( i famigerati abusivi per necessità), trovare una soluzione definitiva al problema. Qualunque essa sia.
Il tutto tenendo in considerazione le situazioni che si sono consolidate in questi 30 anni:
  • i diritti di quelle poche centinaia di cittadini che hanno avuto la casa demolita e che giustamente pretendono che per gli altri non siano fatte eccezioni; 
  • i diritti di quei cittadini che hanno avuto illegittimamente ma senza colpa, a causa di un orientamento ondivago della normativa, la casa illegittimamente sanata in quella famigerata finestra temporale durata 10 anni, casa che poi magari è stata venduta con tutte le carte formalmente ma non sostanzialmente in regola. A proposito come si dovrebbe porre lo Stato nei confronti di un cittadino terzo che ha acquistato una casa formalmente ma illegittimamente sanata?;
  • le aspettative di quei cittadini che hanno pagato oneri, oblazioni ed ammende, che hanno completato l'abitazione, convinti che l'abuso fosse sanabili, etc.


Occorre trovare una soluzione seria e immediata, e vi prego senza indulgere in stucchevoli pietismi,  ne va della serietà e della credibilità del nostro Stato. 
  


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